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Debussy: Images, Deuxième série (Piano: Giovanni Umberto Battel)

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Debussy - Images, 2ª serie
1. Cloches à travers les feuilles, Lent
2. Et la lune descend sur le temple qui fuit, Lent (04:45)
3. Poissons d’or, Animé (10:32)
Claude Debussy (1862 - 1918) — Images per pianoforte, seconda serie (1907).
Debussy è stato il compositore che, mettendo in discussione l’armonia funzionale e abbandonando progressivamente il sistema tonale, ha aperto la strada alla musica moderna, a tutti i compositori del ‘900 storico e oltre. La seconda serie delle Images per pianoforte ne costituisce un esempio con la scala esatonale che apre il primo brano sovrapponendo tre linee e creando in poche battute un tessuto armonico completo che evoca un senso di indeterminatezza, tipico dell’assenza di tonalità maggiore o minore. I titoli delle tre Images richiamano il cosiddetto “Impressionismo musicale debussyano” che attraverso cenni e suggestioni rimanda ad un mondo naturale di colori, suoni, vibrazioni, elementi fluidi come aria e acqua. Non si tratta di descrizioni ma solo di spunti evocativi che permettono al compositore di creare un mondo sonoro completamente nuovo rispetto agli autori che lo hanno preceduto. Le campane udite attraverso le foglie suggeriscono sonorità dolci ma anche penetranti, unite a rapidi movimenti iridescenti simili ad un tremolio. In tal modo le richieste di sfumature nel tocco pianistico si moltiplicano passando da sonorità cristalline e fredde ad aggregati fluidi che creano una sorta di nebbia sonora. Il secondo brano suggerisce l’idea del tempio in rovina attraverso una serie di accordi paralleli senza alcuna funzione armonica, ma tale paesaggio vuoto e immobile si riempie di suoni leggermente taglienti come raggi di luna che disegnano un breve segmento melodico dolce e malinconico. Solo il terzo brano presenta un movimento vivace, non in senso ritmico ma come vibrazione rapida, guizzo sonoro, bagliore improvviso di pesci d’oro. Anche in questo caso si tratta di suggestioni riferite non tanto a pesci reali quanto a quei pannelli laccati giapponesi che come le stampe ed altri oggetti esotici venivano scoperti con curiosità e ammirazione dagli artisti occidentali alla fine dell’Ottocento. Basta l’idea, anche solo dipinta, per creare infiniti contrasti tra vibrazioni quasi impercettibili e luminosità accecante.
Category
Classical
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