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Playlist Giovanni Umberto Battel:
Piano: Giovanni Umberto Battel
Hindemith - Suite “1922” für Klavier
1 Marsch
2 Shimmy (01:30)
3 Nachtstück (05:06)
4 Boston (09:52)
5 Ragtime (14:30)
Paul Hindemith (1895 - 1963) — Suite “1922” für Klavier, op. 26.
La nuova musica del primo ‘900, al di là delle soluzioni divergenti tra atonalità, politonalità e nuove scale, si distingue spesso per il rifiuto di ogni sentimentalismo e per il dominio di un ritmo meccanico unito ad un atteggiamento carico di ironia e sarcasmo. La predilezione per il ritmo è correlata all’influenza del jazz nella musica colta europea, specialmente dopo la prima guerra mondiale. La Suite “1922” di Hindemith ne è un esempio molto particolare: l’autore usa alcune danze come il Fox-trot (in Shimmy), il Boston e il Ragtime ma non il Blues e questo accentua la meccanicità ritmica. Questa serie di cinque pezzi è costantemente pervasa da un clima cupo, tenebroso e a tratti rabbioso: in tal modo il riferimento al jazz vira verso l’espressionismo. La “Marcia” si apre con un effetto di squilli di tromba dissonanti e sgraziati, prosegue con accordi spigolosi che sottolineano con durezza il ritmo. Lo “Shimmy”, ballo nordamericano affine al fox-trot ma più agitato nei movimenti delle spalle e del corpo, è ben delineato dal tema, contorto con acidi cromatismi e bizzarri cambiamenti di intensità. La parte conclusiva allarga il ritmo con accordi sempre più spessi e densi, fino a quattordici linee parallele in un esasperante fortissimo. Il “Notturno” si allontana dal jazz, la scrittura è cupa e contrappuntisticamente densa, a dispetto del titolo l’autore auspica un’esecuzione “senza espressione”. La parte centrale, interamente nella zona acuta, sembra una ninna-nanna allucinata di fronte ad una luna di ghiaccio. Unica dolcezza il La maggiore che si coglie con l’ultima nota. “Boston” è una danza americana di fine Ottocento in tempo di valzer. Si apre con statici rintocchi che tornano anche in seguito, il tema presenta uno slancio che fa immaginare il tipico roteare della coppia, ma violenti accordi interrompono il vortice che procede così spezzettato. “Ragtime” fonde energia ritmica e dissonanza stridente condotta fino alla massima forza. Da notare la premessa scritta da Hindemith in partitura e intitolata ironicamente “Istruzioni per l’uso”: “Non preoccuparti di quello che hai imparato durante le lezioni di pianoforte, non pensare se il Re diesis va suonato con il 4° o il 6° (sic!) dito. Suona in modo aggressivo, violento ma sempre in tempo come una macchina. Suona il pianoforte come una specie di strumento a percussione”.
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Hindemith - Suite “1922” für Klavier
1 Marsch
2 Shimmy (01:30)
3 Nachtstück (05:06)
4 Boston (09:52)
5 Ragtime (14:30)
Paul Hindemith (1895 - 1963) — Suite “1922” für Klavier, op. 26.
La nuova musica del primo ‘900, al di là delle soluzioni divergenti tra atonalità, politonalità e nuove scale, si distingue spesso per il rifiuto di ogni sentimentalismo e per il dominio di un ritmo meccanico unito ad un atteggiamento carico di ironia e sarcasmo. La predilezione per il ritmo è correlata all’influenza del jazz nella musica colta europea, specialmente dopo la prima guerra mondiale. La Suite “1922” di Hindemith ne è un esempio molto particolare: l’autore usa alcune danze come il Fox-trot (in Shimmy), il Boston e il Ragtime ma non il Blues e questo accentua la meccanicità ritmica. Questa serie di cinque pezzi è costantemente pervasa da un clima cupo, tenebroso e a tratti rabbioso: in tal modo il riferimento al jazz vira verso l’espressionismo. La “Marcia” si apre con un effetto di squilli di tromba dissonanti e sgraziati, prosegue con accordi spigolosi che sottolineano con durezza il ritmo. Lo “Shimmy”, ballo nordamericano affine al fox-trot ma più agitato nei movimenti delle spalle e del corpo, è ben delineato dal tema, contorto con acidi cromatismi e bizzarri cambiamenti di intensità. La parte conclusiva allarga il ritmo con accordi sempre più spessi e densi, fino a quattordici linee parallele in un esasperante fortissimo. Il “Notturno” si allontana dal jazz, la scrittura è cupa e contrappuntisticamente densa, a dispetto del titolo l’autore auspica un’esecuzione “senza espressione”. La parte centrale, interamente nella zona acuta, sembra una ninna-nanna allucinata di fronte ad una luna di ghiaccio. Unica dolcezza il La maggiore che si coglie con l’ultima nota. “Boston” è una danza americana di fine Ottocento in tempo di valzer. Si apre con statici rintocchi che tornano anche in seguito, il tema presenta uno slancio che fa immaginare il tipico roteare della coppia, ma violenti accordi interrompono il vortice che procede così spezzettato. “Ragtime” fonde energia ritmica e dissonanza stridente condotta fino alla massima forza. Da notare la premessa scritta da Hindemith in partitura e intitolata ironicamente “Istruzioni per l’uso”: “Non preoccuparti di quello che hai imparato durante le lezioni di pianoforte, non pensare se il Re diesis va suonato con il 4° o il 6° (sic!) dito. Suona in modo aggressivo, violento ma sempre in tempo come una macchina. Suona il pianoforte come una specie di strumento a percussione”.
- Category
- Classical
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