2 note : Testo e Musica : Enzo Jannacci
"E l'era tardi" non è una canzone contro la guerra in senso strettissimo ... ma forse lo è, dato che ci racconta -- un po' ricordando, in questo, l'amara "Ballata dell'ex" di Sergio Endrigo (1966: "Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno/vent'anni son passati ma il nemico è ancora là/ma i tuoi compagni ormai non ci son più/son tutti al ministero o alla tivvù/ci fosse un cane a ricordare che/andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano") -- di come persino l'essere stati al fronte da eroi, scampando "ai bumb" e "ai füsilàd", finisse ormai per contare poco o nulla già nell'Italia immediatamente postbellica (e talvolta persino contasse poco agli occhi di qualcuno degli stessi reduci di guerra, come l'imborghesito commilitone Rino, silenzioso co-protagonista di questo brano jannacciano).
vedi : http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=7843&lang=it
Insomma una presa d'atto ulteriore - sia pure in forma più obliqua ed indiretta - della totale assurdità della guerra, se persino la retorica del cameratismo e della solidarietà fra commilitoni, tanto frequentemente ostentata come sicuro valore bellico, alla prova dei fatti spesso si dimostra anch'essa priva di spessore e consistenza.
La canzone fu incisa da Jannacci - autore del testo e della musica - per la prima volta nel suo primissimo album, "La Milano di Enzo Jannacci" (Jolly, 1964; ristampato su etichetta Joker nel 1971):
Una versione del pari molto suggestiva (recante un cameo parlato dello stesso Jannacci, che ivi conduce il dialogo - o meglio lo sconsolato monologo - con l'ex commilitone Rino) è stata incisa da Mina nel suo album "Mina quasi Jannacci" (1977), ristampato su CD dalla EMI-PDU nel 2001.
La canzone è stata ripresa e ricantata dall'autore - con il nuovo arrangiamento del figlio Paolo Jannacci ed il nuovo titolo "L'era tardi" - di recente nell'album "Milano 3.6.2005"
Testo:
E l'era tardi, l'era tardi
In quella sera stracca
Che m'è vegnü bisogn d'un mila franc
Per quatà una trata
Dumandà mi gh'avevi vergogna
Dumandà e savé no a chi l'é ...
Gh'era il Rino, l'è vera, il Rino
Suldà insema in d'i bersaglier
Ma l'era tardi, l'era tardi
In quella sera stracca
E distürbà la gent spusà de poc
Col lavurà ch'el fiaca
"La me scüsa, sciura, gh'è il Rino?
La ghe disa che gh'è il bersaglier"
El vien giò d'i scal in camisa
Mi suridi, lü nanca un vers.
"Ciao, Rino, scusa, el su, l'è tardi, ma
ma in questa sera stracca - te vedet
vurevi salüdatt, e po'
ciamà i bei temp de la guera, vacca!
Quant'è seret sensa murusa - te ricordet!
Quand andavum a ciapà i ciucch ...
Sì ma, Rino, gh'è sarìa un'altra roba ...
Non andar via, Rino, ciao Rino ... Ohé!"
E mi'l savevi l'era tardi
Per disturbà la gent
Ciapà magari a fa' l'amur
La gent che la gh'ha i so impegn.
Sì, ma em fa anca la guera insema
Sott ai bumb, cuntra i füsilàd ...
Val püssé in cö un bel mila lira
in sacocia desmentegà ...
Traduzione :
Ed era tardi, era tardi
in quella sera stanca
che ho avuto bisogno di un mille lire
per coprire una tratta [cambiale]
Domandare io avevo vergogna,
domandare non sapevo a chi ...
C'era il Rino, è vero, il Rino
soldato con me nei bersaglieri
Ma era tardi, era tardi
in quella sera stanca
per disturbare la gente sposata da poco
con il lavoro che stanca.
"Mi scusi, signora, c'è il Rino?
Gli dica che c'è il bersagliere".
Lui viene giù dalle scale in camicia,
io sorrido, lui neanche un verso [cenno]
"Ciao, Rino, scusa, lo so, è tardi, ma ...
... ma in questa sera stanca, vedi,
volevo salutarti, e poi
ricordare i bei tempi della guerra, vacca!
Quando eri senza morosa, ti ricordi
Quando andavamo a ubriacarci ...
Sì, ma, Rino, c'è un'altra cosa ...
Non andar via, Rino, ciao Rino ... Ohé!"
E io lo sapevo
era tardi
per disturbare la gente
presa magari a fare l'amore
la gente che ha i suoi impegni ...
Sì, ma abbiamo fatto anche la guerra insieme
sotto le bombe, contro le fucilate ....
Vale di più oggi un bel mille lire
in tasca, dimenticato ...
Questa è la traduzione ufficiale in italiano del brano, opera di Enzo Jannacci e di sua moglie Giuliana Orefice.
E' tratta dal booklet dell'album "Milano 3.6.2005" (Ala Bianca, 2004).
"E l'era tardi" non è una canzone contro la guerra in senso strettissimo ... ma forse lo è, dato che ci racconta -- un po' ricordando, in questo, l'amara "Ballata dell'ex" di Sergio Endrigo (1966: "Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno/vent'anni son passati ma il nemico è ancora là/ma i tuoi compagni ormai non ci son più/son tutti al ministero o alla tivvù/ci fosse un cane a ricordare che/andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano") -- di come persino l'essere stati al fronte da eroi, scampando "ai bumb" e "ai füsilàd", finisse ormai per contare poco o nulla già nell'Italia immediatamente postbellica (e talvolta persino contasse poco agli occhi di qualcuno degli stessi reduci di guerra, come l'imborghesito commilitone Rino, silenzioso co-protagonista di questo brano jannacciano).
vedi : http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=7843&lang=it
Insomma una presa d'atto ulteriore - sia pure in forma più obliqua ed indiretta - della totale assurdità della guerra, se persino la retorica del cameratismo e della solidarietà fra commilitoni, tanto frequentemente ostentata come sicuro valore bellico, alla prova dei fatti spesso si dimostra anch'essa priva di spessore e consistenza.
La canzone fu incisa da Jannacci - autore del testo e della musica - per la prima volta nel suo primissimo album, "La Milano di Enzo Jannacci" (Jolly, 1964; ristampato su etichetta Joker nel 1971):
Una versione del pari molto suggestiva (recante un cameo parlato dello stesso Jannacci, che ivi conduce il dialogo - o meglio lo sconsolato monologo - con l'ex commilitone Rino) è stata incisa da Mina nel suo album "Mina quasi Jannacci" (1977), ristampato su CD dalla EMI-PDU nel 2001.
La canzone è stata ripresa e ricantata dall'autore - con il nuovo arrangiamento del figlio Paolo Jannacci ed il nuovo titolo "L'era tardi" - di recente nell'album "Milano 3.6.2005"
Testo:
E l'era tardi, l'era tardi
In quella sera stracca
Che m'è vegnü bisogn d'un mila franc
Per quatà una trata
Dumandà mi gh'avevi vergogna
Dumandà e savé no a chi l'é ...
Gh'era il Rino, l'è vera, il Rino
Suldà insema in d'i bersaglier
Ma l'era tardi, l'era tardi
In quella sera stracca
E distürbà la gent spusà de poc
Col lavurà ch'el fiaca
"La me scüsa, sciura, gh'è il Rino?
La ghe disa che gh'è il bersaglier"
El vien giò d'i scal in camisa
Mi suridi, lü nanca un vers.
"Ciao, Rino, scusa, el su, l'è tardi, ma
ma in questa sera stracca - te vedet
vurevi salüdatt, e po'
ciamà i bei temp de la guera, vacca!
Quant'è seret sensa murusa - te ricordet!
Quand andavum a ciapà i ciucch ...
Sì ma, Rino, gh'è sarìa un'altra roba ...
Non andar via, Rino, ciao Rino ... Ohé!"
E mi'l savevi l'era tardi
Per disturbà la gent
Ciapà magari a fa' l'amur
La gent che la gh'ha i so impegn.
Sì, ma em fa anca la guera insema
Sott ai bumb, cuntra i füsilàd ...
Val püssé in cö un bel mila lira
in sacocia desmentegà ...
Traduzione :
Ed era tardi, era tardi
in quella sera stanca
che ho avuto bisogno di un mille lire
per coprire una tratta [cambiale]
Domandare io avevo vergogna,
domandare non sapevo a chi ...
C'era il Rino, è vero, il Rino
soldato con me nei bersaglieri
Ma era tardi, era tardi
in quella sera stanca
per disturbare la gente sposata da poco
con il lavoro che stanca.
"Mi scusi, signora, c'è il Rino?
Gli dica che c'è il bersagliere".
Lui viene giù dalle scale in camicia,
io sorrido, lui neanche un verso [cenno]
"Ciao, Rino, scusa, lo so, è tardi, ma ...
... ma in questa sera stanca, vedi,
volevo salutarti, e poi
ricordare i bei tempi della guerra, vacca!
Quando eri senza morosa, ti ricordi
Quando andavamo a ubriacarci ...
Sì, ma, Rino, c'è un'altra cosa ...
Non andar via, Rino, ciao Rino ... Ohé!"
E io lo sapevo
era tardi
per disturbare la gente
presa magari a fare l'amore
la gente che ha i suoi impegni ...
Sì, ma abbiamo fatto anche la guerra insieme
sotto le bombe, contro le fucilate ....
Vale di più oggi un bel mille lire
in tasca, dimenticato ...
Questa è la traduzione ufficiale in italiano del brano, opera di Enzo Jannacci e di sua moglie Giuliana Orefice.
E' tratta dal booklet dell'album "Milano 3.6.2005" (Ala Bianca, 2004).
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- POP
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