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Mina - Le mani sui fianchi

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2 note : Gian Franco Reverberi e Romolo Forlai gli autori di questo brano incluso nell'album "Cinquemilaquarantatre" pubblicato nel maggio del 1972. Poco "sfruttata" commercialmente, la canzone venne inserita nella musicassetta "Di tanto in tanto" nel 1978 e nella raccolta "Love Box" del 2007. L'arrangiamento è di Pino Presti.
L'album venne commercializzato con quattro diversi colori di copertina: verde, marrone, rossa, viola. Venne realizzato con tre foderine inserite una dentro l'altra, con tagli ed aperture in modo da far vedere lo strato sottostante; l'utima foderina era apribile e conteneva, oltre al disco, un foglio con tutti i testi e, stampata nella parte interna, la foto della cantante. Foto e testi vennero eliminati nella ristampa in cd, che manca anche del particolare gioco ad incastro dei tre strati. L'edizione verde divenne quella "ufficiale" per la ristampa in digitale. La musicasetta e lo stereo otto, presentavano un'ulteriore combinazione di colori mai adoperata per l'edizione in vinile. Le foderine sono perfettamente intercambiabili tra loro.
Il titolo è desunto dal numero di catalogo del disco, PDU P.l.d. A 5043 e venne pubblicato a ridosso della conclusione del programma tv Teatro 10. Al momento della messa in onda, "Fiume Azzurro" contenuta poi nel disco, era ancora inedita ed in televisione venne eseguita con un testo leggermente differente. Lo stesso brano venne inserito in un 45giri promozionale dotato di copertina fotografica originale.
I musicisti:
Marcello Masi (oboe)
Andrea Sacchi (chitarra elettrica, chitarra acustica, hawayana)
Bruno De Filippi (armonica)
Victor Bacchetta (piano, organo Hammond)
Tullio De Piscopo (batteria)
Sergio Almangano e Arturo Prestipino Giarritta (primi violini)
Quartetto vocale femminile
Testo:

In fondo, in fondo,
è stato meglio così,
anche se ormai
soltanto io vivo,
vivo qui,
come ogni sera
con le mani sui fianchi,
la porta aperta
a guardare sui campi,
quanto mi piaceva,
parlare con te,
anche se poi l'ultima parola era tua.
Come ogni sera,
cenavamo io e te,
ma non mangiavi,
e non capivo perché,
poi tu hai posato il tuo bicchiere,
e tenendo gli occhi bassi,
hai detto piano me ne vado da qui,
io ti guardavo nel silenzio,
hai messo insieme le tue cose,
e in un momento,
tu non eri più mio.
Non avrei potuto
odiarti più di così,
che senso avrebbe avuto,
domandarti perché.
In fondo, in fondo,
è stato meglio così,
parole, amore,
non bastavano più,
ma i tuoi sospiri, i tuoi silenzi,
le tue mani così forti,
le tue labbra non le scorderò mai,
la tua arroganza, la tua forza,
il tuo modo di guardarmi,
quando dicevi,
che il padrone eri tu,
le calde notti senza amore,
l'indifferenza del mattino,
neanche di questo
io mi scorderò mai.
Quanto mi piaceva
addormentarmi con te,
quanto mi piaceva
parlare con te,
quanto mi piaceva
addormentarmi con te,
quanto mi piaceva
parlare con te.
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